Oratorio del Gonfalone – ore 21
Donata D’Annunzio Lombardi soprano
Leonardo Caimi tenore
Isabella Crisante pianoforte
Giuseppe Giordani
"Caro mio ben"
Antonio Vivaldi
Bajazet "Sposa son disprezzata"
Gaetano Donizetti
L'Elisir d'amore "Una furtiva lagrima"
Gioachino Rossini
L'Assedio di Corinto "L'ora fatal s'appressa...giusto ciel"
Giacomo Puccini
La Bohème "Che gelida manina"
Sì, mi chiamano Mimì"
"O soave fanciulla" - Duetto
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Giacomo Puccini
Tosca "Vissi d'arte"
"E lucevan le stelle"
Madama Butterfly "Un bel dì vedremo"
"Addio fiorito asil"
Madama Butterfly "Bimba dagli occhi pieni di malia" Duetto
Donata D’annunzio Lombardi
Vincitrice di diversi concorsi, tra cui il primo premio assoluto al Concorso Internazionale "Francesco Paolo Tosti”, si è esibita nei più prestigiosi teatri d'opera italiani e esteri: il Teatro alla Scala, il Teatro Regio di Torino, il Teatro Massimo di Palermo, l'Arena di Verona, il Teatro Regio di Parma, il Teatro Comunale di Firenze, il Teatro San Carlo di Napoli, l'Opernhaus di Zurigo, il Théâtre des Champs Elysées, il Théâtre Royal di Versailles, il Théâtre du Chatelet, lo Staatstheater di Stoccarda, il MannAuditorium di Tel Aviv. Tra i diversi ruoli interpretati: Musetta nel La Bohème, Violetta ne La Traviata, Micaela nella Carmen, Serpina ne La serva padrona (Pergolesi e Paisiello), Lucy ne Il telefono di Menotti, Gilda nel Rigoletto, Adalgisa nella Norma, Poppea ne L'Incoronazione di Poppea di Monteverdi, Poppea nell'Agrippina di Haendel, Adina ne L'Elisir d'Amore, Oscar in Un Ballo in Maschera, Susanna ne Le Nozze di Figaro, Sophie nel Werther, Thérèse ne Les mamelles de Tirésias (Poulenc), la Damoiselle ne La damoiselle Élue (Debussy), Emmy in Der Vampyr (Marschner), La Prima donna ne Le convenienze e inconvenienze teatrali (Donizetti). Grazie alle spiccate doti sceniche affronta con disinvoltura anche il repertorio operettistico: La vedova allegra, La bella Elena di Offenbach, La Duchessa di Chicago di Kálmán, Cin Ci La di V. Ranzato, Il pipistrello di J. Strauss.
Ha collaborato con direttori d'orchestra quali: P. Domingo, N. Bareza, O. Caetani, W. Humburg, A.Guingal, D. Renzetti, Lu Jia, E. Pidò, D. Oren, A. Veronesi, B. Bartoletti, J. C. Malgoire, Z. Pesko, J. Tate, R. Abbado, Eve Queler, L. Maazel; e registi come: J. Savary, F. Zambello, G. Landi, L. Puggelli, L. Mariani, G. Patroni-Griffi, F. Zeffirelli, M. Scaparro, J. Miller, W. Decker, P.L. Pizzi. Nelle ultime stagioni hanno avuto grande consenso le sue interpretazioni dei ruoli lirici pucciniani: Liù in Turandot, dal 2008 per ben tre stagioni presso il nuovo Gran Teatro Giacomo Puccini di Torre del Lago; Cio Cio San in Madama Butterfly, debuttata al Festival Puccini di Torre del Lago diretta da Eve Queler e poi ripresa Al Comunale di Ferrara; Mimì ne La Bohème al teatro Petruzzelli di Bari, al teatro Massimo Bellini di Catania e nel 2011 a Torre del Lago. Recente il successo ottenuto dalla sua Liù presso la Royal Opera House Muscat, Sultanato dell'Oman, con i complessi dell’Arena di Verona, diretta da Placido Domingo e F. Zeffirelli.
Tra gli impegni futuri segnaliamo: Madama Butterfly a Pisa e a Bergamo, Mimì ne La Bohème in nuova produzione del Teatro Carlo Felice di Genova; Madama Cortese ne Il viaggio a Reims al Teatro del Maggio Musicale di Firenze.
Leonardo Caimi
Parallelamente agli studi di composizione, ha conseguito il diploma in clarinetto e il diploma in canto lirico. Ottiene la laurea in Filosofia con il massimo dei voti e la lode presso l’Università degli Studi di Messina. Vincitore di prestigiosi concorsi internazionali quali: “Toti dal Monte” di Treviso; “Rocca delle Macìe; “Voci Verdiane” di Busseto; “Ferruccio Tagliavini” di Deutschlandsberg, in quest’ultimo gli viene inoltre riconosciuto il premio speciale come “miglior tenore”. Inizia la sua carriera interpretando Fenton nel Falstaff (teatro Verdi di Busseto, teatro Petruzzelli di Bari, teatro dell’Opera di Roma con la regia di Franco Zeffirelli); Rinuccio in Gianni Schicchi (sotto la direzione di Gianluigi Gelmetti presso l’Accademia Chigiana di Siena); Nemorino ne L’Elisir d’amore (teatro Bellini di Catania sotto la direzione di Roberto Rizzi Brignoli); Alfredo ne La Traviata (teatro Donizetti di Bergamo). E’ invitato al Festival di Salisburgo per il ruolo di Valerio nella prima esecuzione mondiale dell’opera Il ritorno di Don Calandrino di Cimarosa, diretto da Riccardo Muti.
Debutta al teatro alla Scala con la Petite Messe solennelle di Rossini e vi torna successivamente con l’opera 1984 scritta e diretta da Lorin Maazel. Intensa la sua attività concertistica con l’orchestra dei Pomeriggi Musicali al Teatro Dal Verme di Milano; al Teatro Regio di Torino, per l’“Associazione Amici di Josè Carreras per la lotta contro la leucemia”; in Giappone, ancora sotto la direzione di Lorin Maazel, con l’orchestra della Fondazione A. Toscanini, in una serie di concerti di arie verdiane presso la Yokoama Minato Mirai Hall e la Sapporo Concert Hall Kitara. La sua versatilità teatrale e vocale gli consente di affrontare con disinvoltura anche il repertorio operettistico. Si distingue nei ruoli principali di Paganini di F. Lehàr, Cin Ci Là e Il Paese dei campanelli di Lombardo- Ranzato, presso il teatro Verdi di Trieste e il teatro Filarmonico di Verona, con la regia di Maurizio Nichetti e Gino Landi. Nel 2010 riscuote unanime consenso di pubblico e di critica al Festival della Valle D’Itria nei panni di Errico Settebellizze, nella prima ripresa mondiale dell’opera Napoli Milionaria di Nino Rota; ed interpreta al Festival pucciniano di Torre del Lago il ruolo di Pinkerton nella Madama Butterfly diretto da Eve Queler. Successivamente debutta nel ruolo di Rodolfo ne La Bohème di G.Puccini, diretta da Massimiliano Stefanelli, per "Le Fondazioni all'Opera Società della Musica e del Teatro Primo Riccitelli". Ed esegue la Messa di Gloria di Puccini con l’Orchestra Regionale della Toscana (ORT), diretto da Giuliano Carella, a Lucca, Siena e Firenze. Il 2011 inizia con un importante debutto al National Centre for the Performing Arts (NCPA) di Pechino, affianco a Inva Mula e Juan Pons, ne La Traviata di G. Verdi, nel ruolo di Alfredo; ed è presente con la stessa produzione presso il teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno. In occasione dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’unità d’Italia, l’Accademia Chigiana di Siena lo invita a tenere un Recital di musiche patriottiche. L’estate 2011 lo ha visto protagonista applauditissimo del festival G. Puccini di Torre del Lago, nei ruoli di Pinkerton nella Madama Butterfly e di Rodolfo ne La Bohème. Tra i prossimi impegni segnaliamo Pinkerton nella Madama Butterfly al Teatro Verdi di Pisa e ancora Rodolfo ne La Bohème al Teatro Carlo Felice di Genova e al Grand Théâtre di Tours in Francia.
Isabella Crisante
Ha iniziato gli studi musicali nella sua città, Pescara, diplomandosi a 17 anni; a Roma con Luciano Cerroni si è specializzata nella Musica da Camera. Nel 1980 dall'incontro con il Soprano M.V. Romano, brillante concertista e didatta, nasce il sodalizio che la avvicina al Teatro Lirico e alla musica vocale da camera. Collabora con il Teatro Sperimentale di Spoleto, sempre negli anni '80, per numerosi allestimenti Lirico/Teatrali e, dal 1986 al 19988, con il Cantiere Internazionale di Montepulciano. Si esibisce in prestigiose sale da concerto in Italia. E' pianista ufficiale in vari Concorsi Internazionali di Canto in Italia e in Giappone. Ha collaborato con Elio Battaglia nei Corsi di Interpretazione presso l'Accademia Musicale Pescarese e ad Acquasparta nel Corso sul Lied Tedesco dal '90 al '97. Svolge attività didattica in conservatorio dal 1974. Ha collaborato con l'Accademia Chigiana di Siena nell'ambito del Corso di Direzione d'orchestra tenuto dal M° G.Gelmetti. Presso il Teatro di Pisa ed il Conservatorio di Bologna ha tenuto stages di Formazione per Maestri Collaboratori. Ha effettuato numerose registrazioni radiofoniche per la 3° rete RAI e incisioni discografiche per la Nuova Era e Bongiovanni. Collabora stabilmente con l'Istituto Nazionale Tostiano in Corsi di Interpretazione, Concerti ed attività discografiche e seminariali. Dal 1995 effettua tournée in Canada, Malta, Gran Bretagna, Francia e Giappone tenendo concerti e masterclass. Ha accompagnato Renato Bruson in alcuni recital in Giappone e per l'inaugurazione del Teatro F.P. Tosti di Ortona. Maestro di Palcoscenico per la Stagione Lirica Teramana dal 2001, dal 1996 al 2010 maestro di palcoscenico presso il Teatro Marrucino di Chieti, dove negli ultimi quattro anni, ricopre il ruolo di aiuto regista. Nel maggio 2008 ha firmato la sua prima regia: il Barbiere di Siviglia di G.Rossini, sempre per il Teatro di Chieti, con la Direzione musicale di Claudio Desderi. Con il Soprano Donata D'annunzio Lombardi è protagonista di numerosi recital, spettacoli e tournée in Europa ed Asia.
«Caro mio ben» (1790) è forse uno dei brani assurti a maggior successo grazie alla raccolta di arie antiche che Alessandro Parisotti adattò e pubblicò per Ricordi nel 1890. La storia di quest'aria è assai controversa, ma sembra ormai accertata la paternità di GIUSEPPE GIORDANI (1751-1798), una figura significativa del Settecento musicale italiano. Come molte arie a essa apparentate «Caro mio ben», intona un testo di grande semplicità sulle linee morbide di un canto spiegato ma soffuso, adagiato su un accompagnamento a corale di semplice solennità.
Contenuta nei volumi di Parisotti è anche la celeberrima aria «Sposa, son disprezzata», il cui autore viene comunemente, ma erroneamente, ravvisato in ANTONIO VIVALDI (1678-1741). In verità l'aria è di GEMINIANO GIACOMELLI (1692-1740) e fu scelta da Vivaldi per il suo Bajazet, un dramma-pasticcio andato in scena a Verona nel 1735. All'epoca Venezia stava ormai perdendo il proprio primato nel teatro d'opera per la rapida e fulgida ascesa della scuola napoletana e Vivaldi, costretto a cercare fortuna nella terraferma, decise di fare di un dramma la metafora musicale di tale conflitto artistico. Affidò dunque arie proprie preesistenti al fiero personaggio di Bajazet I e a quelli a lui fedeli, lasciando invece a brani di ascendenza napoletana l'espressione della tirannia tartara di Tamerlano e delle vicende dei personaggi della sua cerchia. «Sposa, son disprezzata» è una delle arie di Irene, principessa di Trebisonda, che si strugge per l'infedeltà di Tamerlano: un'aria tripartita, dall'espressione appuntita e tagliente, esempio vividissimo del filtro con cui Vivaldi colò nel suo stile materiali a esso estranei, componendo un dramma di grande coerenza espressiva.
L'Elisir d'amore (1832) di GAETANO DONIZETTI (1797-1848) è una delle gemme del repertorio belcantistico italiano. Sebbene sia un «melodramma giocoso» imperniato sul tema dell'amore contrastato del giovane Nemorino per la bella e capricciosa Adina, calato in una cornice popolare, lombarda e montanara, i protagonisti tendono a tradurre l'archetipo che li racchiude in pura energia sentimentale. L'indimenticabile romanza «Una furtiva lacrima» di Nemorino ne è forse l'esempio più eloquente. L'innamorato semplice e credulone, alla presa d'atto di aver fatto finalmente breccia nel cuore di Adina, assume una statura eroica, che lo apparenta ai grandi tenori dei melodrammi seri donizettiani. Complice di tale nobilitazione è da un lato la sospensione drammaturgica in cui la romanza si pone, dall'altro una scrittura che lascia sapientemente alla voce lo spazio naturale per espandersi, con un respiro di forti vibrazioni emotive.
Compiere i primi passi nell'insidioso territorio operistico francese necessitava grandi cautele e dunque GIOACCHINO ROSSINI (1792-1868) decise di adattare allo scopo due sue partiture preesistenti: una di esse era il Maometto II, divenuta così La Siège de Corinthe (tradotta poi in italiano da Calisto Bassi) e andata in scena a l'Opéra di Parigi nel 1826. Allo scopo l'impianto originale fu notevolmente rimaneggiato, soprattutto per ridurre l'efflorescenza virtuosistica del modello anteriore a favore di una solennità declamatoria più vicina alla tradizione della tragédie-lyrique. Il risultato complessivo, di grande tenuta epica, consentì a La Siège di sorpassare di gran lunga il suo modello. La preghiera di Pamyra «L'heure fatale approche … Juste ciel» (it. «L'ora fatal s'appressa … Giusto ciel»), compare nel finale dell'opera: nel momento estremo per le sorti della città assediata Pamyra decide di darsi la morte piuttosto che soggiacere alle brame di Mahomet II. L'illuminazione lirica e l'intensità tragica che attraversano questa preghiera la svincolano dalle appartenenze stilistiche e, come sempre accade per i capolavori, la proiettano il quel regno supremo in cui il genio giunge a parlare la lingua più pura dell'arte.
GIACOMO PUCCINI (1858-1924) sintetizzò le nuove tendenze del teatro musicale a cavallo fra Ottocento e Novecento, lasciando intravedere, al di là della totalizzante esperienza verdiana, un'alternativa vera ma radicale, che condusse senza ritorni il melodramma nostrano verso il dramma moderno. L'assegnazione di un ruolo fondante alla parola, colta in tutte le sue possibili gradazioni, s'immerge per suo tramite alla confluenza fra la tradizione musicale italiana e la tradizione sinfonica tedesca, facendo della musica il fattore legante per eccellenza. Desunta liberamente dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger, La Bohème (1896) rappresentò il primo tentativo operistico dell'abdicazione degli intenti narrativi a una poetica fatta di impressioni e reminiscenze. Una fortissima divaricazione fra la realtà del personaggio e il suo stato interiore, spesso eccezionale, deflagra improvvisamente in immagini liriche di altissima temperatura, attraverso le accurate discontinuità di registro del tessuto compositivo. La fine del primo atto, che inanella le celeberrime arie «Che gelida manina», «Sì, mi chiamano Mimì» e che ha come prezioso suggello il duetto «O soave fanciulla», ne è un esempio lampante. La colloquialità più semplice conquista una dignità drammatica di prim'ordine fluendo liberamente nell'affresco musicale. All'improvviso però la temperatura espressiva sale, l'arco musicale si tende ed, espandendosi, irrompe con un raggio di luce lirica di immenso bagliore. Lo stesso duetto «O soave fanciulla ...», innestato su un episodio di puro ritmo teatrale, innalza nuovamente la conversazione a vette liriche inusitate, tracciando arcate immense che a loro volta si spengono nella naturalezza soave di una singolare conclusione d'atto.
Tosca (1900) è l'opera che inaugura di fatto il nuovo secolo. L'essenza politica del testo originale di Victorien Sardou sembrava essere lontana dalla natura di Puccini, ma egli ne prese spunto per un'opera nera ed evocativa, nella quale un sentimentalismo sensuale si staglia sul paesaggio storico di una Roma che gronda fascinazione e sangue. Le arie «Vissi d'arte» e «E lucevan le stelle», che restano alla memoria del pubblico come emblemi dell'opera sentimentale tout court, si ammantano inesorabilmente di tali foschi bagliori. La prima aria sospende la narrazione in un attimo lirico eterno in cui Tosca canta la sua devozione all'arte e a Dio nel momento più arduo della sua vita. La stupenda aria, d'intensità irraggiungibile, sembra sollevare al cielo quella stessa Tosca che a breve ucciderà il laido barone Scarpia piantandogli un coltello nel petto. L'apertura del terzo atto dell'opera contiene invece la rappresentazione musicale più incisiva di un'Urbe ammaliante e cinica. In una simile cornice Cavaradossi canta il suo struggente addio al mondo e assai significativo appare il fatto che l'inno giacobino previsto da Sardou si sciolga in uno stupendo canto, i cui possenti archi sonori sorreggono il dolore di un estenuato e sensuale rimpianto.
Nonostante il leggendario insuccesso che accompagnò la prima di Madama Butterfly alla Scala di Milano nel 1904, l'opera fu presto riconosciuta come uno dei massimi esiti del teatro musicale novecentesco. In essa i contenitori formali si sciolgono definitivamente in un continuum musicale di estrema fluidità, nel quale lo spazio espressivo preponderante è affidato alla declamazione. Drammaturgicamente estranea appare l'unica aria solistica dell'opera, quell'«Addio fiorito asil» che è voce tardiva del rimorso di Pinkerton. Per il resto Puccini accoglie come unico centro espressivo del dramma il nucleo emozionale di Cio-cio-san, colta nell'inesorabile parabola discendente della sua esistenza. Dallo stupendo duetto che chiude il primo atto «Bimba dagli occhi pieni di malia» è un continuo snodarsi di ritorni tematici e di evocazioni memoriali, in cui si scioglie l'aria (che tale non è) «Un bel dì vedremo», sospesa all'acuto e allacciata come un brivido ai futuri sviluppi orchestrali.
Diego Procoli
Prossimi concerti
Giovedì 1° dicembre
Cristiano Rossi violino
Marco Vincenzi pianoforte
Ludwig van Beethoven
Sonata n. 4 in la minore op. 23
Johannes Brahms
Sonata n. 2 in la minore op. 100
Ferruccio Busoni
Sonata n. 2 in mi minore op. 36a
Giovedì 8 dicembre
Danilo Rossi viola
Alfredo Persichilli violoncello
Stefano Bezziccheri pianoforte
Robert Schumann
Märchenbilder per viola e pianoforte op. 113
Fantasiestücke per violoncello e pianoforte op. 73
Johannes Brahms